Sovrani, Principi, Duchi, Despoti e Gran Voivodi di Montenegro, Serbia,
Albania e Voivodina (in Ungheria, oggi Serbia, regione che prende nome
dal voivodato dei Černetić). Di religione cristiano-ortodossa, alcuni
rami minori passarono alla religione cattolica. Il nome Montenegro fu
dato dai veneziani al regno del "Gran Voivoda e Despota di Zeta" (come
si chiamava prima il Montenegro), Stefano Comneno detto il Nero (Stefan
Cernoe o Crnoje) e ad altri esponenti della famiglia Comneno Paleologo
Angelo regnanti sui Balcani (Cfr. 1), come era noto ai turchi per le
sue doti di combattente temibile. Di questa medesima famiglia si
conoscono altre forme non slave del cognome nei secoli: Comneno Angelo
Paleologo Lascaris (Cfr. 2), Scanderbeg (Cfr.2), Djurasevic (Cfr. 2),
Černoević, Crnojević, Černović, Crnoević, Csernovics, Cernovichio,
Zarnovicchio, Zarnović, Zernovich. Ciò è dovuto alla
difficoltà del nome per i non slavi e al fatto che il
patronimico nei Balcani del Medioevo era più usato del cognome;
inoltre la grafia "Cern / Crn" si deve oggi alla diversa pronuncia
della parola "nero" nello slavo antico e moderno = cern (slavo antico),
crn (slavo moderno).
La differente grafia della lettera 'c' nelle varie lingue ha dato vita
alle varianti Tchernetitch (francese), Tschernetitsch (tedesco),
Tchernetich e Chernetich (inglese e spagnolo), Zernovic, Zarnović,
Csernetics e Csernovics (ungherese), Crnoević, Crnojević, Cernojević,
Čarnoević (slavo antico e moderno), Cernovicchio, Zarnovichio e
Zernovichio (Serenissima Repubblica di Venezia) oltre a varie altre
versioni, spesso precedute dalla particella 'de' o 'von' (Cfr. 12).
Come attestano varie autorevoli fonti e documentazioni (Cfr. 2; 3,
pagg. 52 e 114), la discendenza diretta è quella dei
Comneno-Angelo-Paleologo-Lascaris di Albania e Montenegro della
famiglia imperiale bizantina e, prima ancora, tradizionalmente, quella
degli imperatori romani e romani-dalmati (18 in tutto, tra cui
Costantino il Grande nato a Nissa, l'odierna Niš in Serbia). Signori e
Duchi del Montenegro e sovrani d'Albania, con il nome di Scanderbeg II
e altri, per la parentela con Giorgio Castriota (o Kastriotić) detto
Scanderbeg o Skenderbeg (Cfr. 9), di cui il 'Gran Voivoda' e 'Despota'
Stefan Černetić sposò la sorella Maria (Mara). A Venezia
imparentati con le casate dogali Erizzo, Contarini, Dolfin, Mocenigo e
altre (Cfr.7).
E' stato ipotizzato che il casato prendesse avvio dall'Imperatore
Giovanni II Porfirogenito Comneno detto "Il Nero" (1087 - 1143,
Imperatore di Bisanzio dal 1118 al 1143) che sposò Piroska
(Irene) Principessa d'Ungheria e dalla quale ebbe 8 figli; Giovanni II
riconquistò i Balcani all'Impero. Oppure da suo figlio Manuele I
porfirogenito Comneno, imperatore e padre di numerosi figli
illegittimi, che riconquista nel 1167 all'impero d'Oriente Dalmazia,
Bosnia e Croazia, lasciando probabilmente uno dei suoi figli a capo del
Montenegro
Patrizi veneti dal 1472 (Cfr. 3). Nobili di Dalmazia e Patrizi di
Ragusa-Dubrovnik da tempo immemorabile, fiorenti sicuramente nel XIII
sec. (Cfr. 4). Nobili d'Ungheria, Austria, Slovacchia, Croazia e
Russia. Alti dignitari e governatori (Beg e Sangiak-Beg) dell'Impero
Ottomano in Albania ed Epiro fino ai primi del '900. Ultimi Imperatori
(Zar) di Serbia dal 1526.
Il celebre umanista fiorentino Leon Battista Alberti della nobile
famiglia toscana, sposò una Černetić di Montenegro.
Nel '700 l'ultimo sovrano effettivo del Montenegro, Stefano Giorgio IV
Černetić, sotto l'avanzata turca, lasciò il governo dello stato
in mano al metropolita ortodosso Petrović Njegoš (mercanti ebrei della
cittadina di Njegoš divenuti cristiano-ortodossi), e portò
l'esercito al sicuro in Pannonia (Ungheria) in una regione che da
allora in poi si sarebbe chiamata Voivodina (dal Gran Voivoda - Gran
Duca- Černetić), dal 1919 fino ad oggi facente parte della Serbia in
qualità di regione autonoma. Nel 1690 il patriarca ortodosso
Arsenio III Černetić guidò il celebre esodo dei serbi in
Ungheria, elevando la sua capitale nella città di Szentendre
(Sant'Andrea), presso Budapest, terre devastate dai turchi e concesse
dall'imperatore Leopoldo I d'Asburgo in cambio della partecipazione
alla guerra contro gli ottomani a fianco dei generali Piccolomini ed
Eugenio di Savoia (Cfr. 8). Dopo l'insediamento di oltre 10mila serbi
con le loro famiglie nelle terre d'Ungheria dal '500 in poi, e grazie
ai Černetić imperatori (Zar) e Patriarchi della Chiesa Ortodossa, tali
serbi sono ancora conosciuti come 'serbi neri' (dalla radice del
cognome dei sovrani Černetić di Montenegro).
In Italia, i discendenti furono ascritti al patriziato veneto dal 1472
col cognome Černetić, Černović, Černoević, Crnojević, Crnoević,
Cernovicchio, Zernovichio, Zarnovicchio, Zarnoevic, Comneno, Angelo,
Paleologo,Vuković (Cfr. 6). Quali eredi diretti dei Comneno Angelo
Paleologo Lascaris di Costantinopoli, si fregiavano del gran magistero
dell'Ordine costantiniano di san Giorgio (Cfr. 11) e degli altri ordini
cavallereschi bizantini, che in seguito, per difficoltà
economiche dovute alle guerre contro i turchi, cedettero abusivamente
dietro compenso ai Farnese (Cfr. 10). Oggi questo nobile Ordine di san
Giorgio, che si dice essere il più antico della
Cristianità (anno 312, documentazione certa dal 1190 e dal 17
luglio 1551, data in cui papa Giulio III, con la bolla "Quod alis"
riconosce l'esercizio e la proprietà dell'ordine ai
Comneno-Černetić), viene concesso anche dai tre rami Borbone di Spagna,
Napoli, e Parma per il ramo cattolico.
Ultimi Imperatori di Serbia con lo Zar Giovanni (Ivan, o Jovan Nenad)
Černetić detto "il Nero" (o "Cerneo") nel 1526, incoronato nella
capitale della Voivodina, Subotica, dove oggi campeggia la sua statua.
Principi, Duchi, Conti e Baroni del Regno d'Ungheria (diploma di
concessione dell'Imperatore Leopoldo I, 1688). Nobili e Principi in
Russia, grazie anche al valoroso generale austroungarico Principe Simon
Černetić, combattente nelle guerre napoleoniche, passato in seguito
nella Guardia Imperiale russa. Sua figlia, Principessa Anna Černetić e
i suoi due figli furono ritratti dal celebre pittore di Corte di Luigi
XVI, Mosnier, quadro oggi all'Hermitage di San Pietroburgo. Un ramo
cadetto di Russia, quello dei Conti Černetić, è anche diviso
nella linea nota con il nome di Conti Podgoriciani (Podgorichani), da
Podgorica, capitale del Montenegro.
Al servizio di vari sovrani, tra cui gli imperatori d'Asburgo, Luigi
XIV di Francia (nel reggimento "croato" delle Guardie del Corpo di Sua
Maestà, di stanza a Versailles -inventori della cravatta),
Federico II e vari altri sovrani di Prussia (reggimento d'Illiria e
reggimento di Bosnia nella Guerra dei Trent'anni dove la "croatta"
-cravatta- cominciò a farsi conoscere in Occidente), per secoli
formarono milizie di ussari, aiduchi e uscocchi fino praticamente alla
Prima guerra mondiale.
Vari furono in famiglia gli ambasciatori, gli intellettuali e gli scrittori fin dai tempi più
remoti, fra cui Giovanni (Ivan-Beg) e Giorgio Černetić padre e figlio, Principi sovrani di
Montenegro, pionieri a livello mondiale dell'arte tipografica e apportatori della prima tipografia
a Cettigne nel 1493 e in Valacchia a meno di trent'anni dall'invenzione dei caratteri mobili di
Gutenberg, il primo torchio da stampa in assoluto nel mondo slavo dopo la stamperia di
Schwainpold-Feol a Cracovia nel 1491 (Cfr. 18). E inoltre Giovanni Černetić, meglio noto
con lo pseudonimo latinizzante di Johannes Cernovicius o Cernovicianus, autore del De bello
pannonico, cronaca degli avvenimenti guerreschi in Serbia e Ungheria nel XVII secolo, e di altri
libri. Un suo ritratto è conservato nella galleria delle stampe della reggia di Versailles.
Il principe Michele Černetić, con sua moglie Giovanna (Jovanka), nella seconda metà
del '500 sono alla Corte Ottomana come interpreti ufficiali dell'ambasciatore di Venezia, per
delicati negoziati; Michele, attraverso il nunzio apostolico di Roma, diviene in seguito
ambasciatore a Istanbul per conto del Sacro Romano Impero (Cfr. 13).
Alzano per stemma: "Di rosso all'aquila bicipite d'oro" (1, tav. XXXII;
4, tav. 55; 5; 7, pag.145) (Comneno di Costantinopoli). L'aquila
subisce nei secoli varie versioni: accompagnata da una croce fra le
teste, incoronata, dotata di scettro e globo, ecc. Trattamenti
spettanti: Altezza Imperiale e Reale, Altezza Serenissima. Titoli:
Principi di Montenegro e di Albania (dai vari Černetić che regnarono su
Albania ed Epiro col nome di Skanderbeg II, Scanderber III, ecc.),
Principi Imperiali e Zar di Serbia, Duchi di Voivodina, Principi di
Zeta, Principi di Macedonia, Principi di Moldavia e Valacchia (per
eredità di Radu il Grande, Gran Voivoda di Valacchia e Moldavia,
che sposò Ekaterina Černetić), Duchi di Tessaglia, Duchi di
Durazzo e d'Illiria, Conti di Antivari, Patrizi Veneti, Marchesi di
Monferrato (per eredità Paleologo), Cavalieri di Weissenburg
(Prussia) e decine di altri ancora.
Fra i vari, imponenti castelli e fortezze di famiglia, significativo
quello di Mácsa (oggi Macea, Romania), ultimo a restare di
proprietà fino alla dittatura comunista in Ungheria presso Arad,
Transilvania, con la temuta presenza del fantasma della 'Dama nera'
(colore di famiglia dei Principi Černetić).
Una curiosità: la parola Montenegro è identica in tutte
le lingue occidentali, mentre nelle varie lingue slave si dice Cerna
Gora, Crna Gora o Cerna Hora.
***
Fonti documentarie.
(1) Cfr. il vol. di Jiři Louda e Michael Maclagan, "Les Dynasties
d'Europe", prefazione di S.A.I. & R. l'Arciduca Otto d'Asburgo,
alla voce "Montenegro", pag. 290; lo stemma Černetić viene
rappresentato con l'aquila bicipite d'argento anzichè d'oro, una
delle varie versioni dello stemma di questo casato, ed. Bordas, Parigi
1984.
(2) Cfr. ad esempio il vol. di Aleksandar Solovjev, "Istorija Srpskog
Grba" (Storia dello stemma di Serbia), pagg. 244 e seguenti, ed. Docije
- Università di Giurisprudenza dell'Università di
Belgrado, 2000.
(3) Cfr. il vol. "Stemmario Veneziano", pag. 60, ed. Orsini De Marzo, Milano 2007.
(4) Cfr. il vol. J. Siebmacher, "Der Adel in Kaernten, Krain und
Dalmatien" (La Nobiltà in Carinzia, Carniola e Dalmazia", pag.
IX; stemma Černetić descritto nella tav. 55 "Nobiltà dalmata",
ed. Bauer & Raspe, Neustadt an der Aisch (Germania) 1980.
(5) Cfr. il vol. Stojan Novaković "Istorija i Tradicija", pag. 376, ed. Srpska Književna Zadruga, Belgrado 1982.
(6) Cfr. idem, pag. 393
(7) Cfr. il vol. AA.VV., "Rodoslovne Tablice i Grbovi" (Alberi
genealogici e stemmi), pag. 145 e seguenti; albergo genealogico
Černetić da pag. 148 a pag. 152, ed. Nova Knjiga, Belgrado (Serbia).
(8) Diploma e lettere patenti di concessione della cittadinanza e della
nobiltà ungherese e del titolo ducale da parte dell'imperatore
Leopoldo I d'Asburgo, archivio della famiglia Černetić, Torino.
(9) Studi recenti e ormai accettati dai più eminenti storici su
Scanderbeg dimostrano che era di etnia slava e di religione ortodossa,
come nomi slavi portavano tutti i suoi ascendenti e discendenti. Pare
in effetti che Scanderbeg altri non fosse che un Giorgio Černetić dei
Comneni di Argirocastro (Giorgio Castriota o Kastriotić), nobile di
tale città. Discendenti di Scanderbeg nel '600, interrogati
dagli Asburgo perchè portassero l'aquila bicipite imperiale
quale stemma, risposero che la portavano per due ragioni: perchè
discendenti dagli imperatori bizantini e dai Černetić di Montenegro
(Cfr. il vol. di Moklosich, "Die serbischen Dynasten Tschernetitsch",
pag. 36, Vienna 1886).
(10) Non è per nulla certo che "Sua Altezza Imperiale Giovanni
Vuković (Jovan figlio di Vuk, Giovanni figlio di Lupo) Černetić Angelo
Comneno fosse veramente un Comneno e un Černetić di Montenegro, come
sosteneva. Probabilmente era un avventuriero, di sicuro di origine
balcanica. Gli attuali discendenti Černetić sostengono che il gran
magistero di un ordine cavalleresco non si possa cedere per denaro.
Prima di cedere l'ordine costantiniano di San Giorgio ai Farnese,
l'aveva offerto a un Principe Caracciolo, di Napoli, che in seguito
cambiò idea e rinunciò.
(11) Cfr. la lettera del 22 marzo 1581 del Granduca di Toscana al suo
ambasciatore alla Corte di Napoli, marchese Leonardo Salviat: ".. Da
qualche tempo in qua un certo Don Pietro Cernovichio di Crovazia
(Croazia) ha dato in Napoli la croce di S. Giorgio per poco prezzo a
ogni gente ben vile, et l'hanno fatta tanto simile alla nostra di S.
Stefano (in realtà l'ordine di chiama "Sacro Angelico Ordine
Costantiniano di San Giorgio e di Santo Stefano Martire", ecco spiegato
il perchè della croce di S. Stefano, ndr) che quei nostri
cavalieri del regno ne fanno molto risentimento, perchè quella
di S. Giorgio soleva essere molto dissimile. Noi ce ne siamo risentiti
col Vicerè di Napoli (Juan de Zúñiga), il quale ha promesso di porci rimedio, ma
perchè il vero è che Sua Beatitudine (papa Gregorio XIII)
facci ridurre quella croce nella forma sua solita antica, vogliamo che
procuriate che alla nostra religione non sia fatto questa vergogna".
(12) Cfr. il libro di Diana Gilliland Wright, "The First Venetian Love
Letter, The Testament Of Zorzi Chernovich", 2006, dove dice: "Il modo
in cui scrivere il cognome Černetić è una decisione politica".